venerdì 28 ottobre 2011

Un racconto di due italiani




IN AGOSTO Silvio Berlusconi, primo ministro d'Italia, ha ricevuto una lettera agghiacciante. E lo ha avvertito che "l'intervento delle autorità italiane è essenziale per ripristinare la fiducia degli investitori".  L'obiettivo era un modello per la privatizzazione e la liberalizzazione economica, esortando i tagli della spesa pubblica in modo che il bilancio potrebbe essere bilanciato nel 2013, un anno prima del previsto. Questo diktat è stato firmato da Jean-Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea, e il suo successore italiano, Mario Draghi, che subentra il 1° novembre. La minaccia era chiara: la BCE avrebbe aiutato l'Italia solo se il primo ministro avesse agito per far cadere il suo debito enorme.

Berlusconi ha adottato un nuovo bilancio di austerità (con alcuni numeri di dubbia realizzazione), ma non ha fatto praticamente nulla per accelerare la crescita "sclerotica" dell'Italia. Così il 23 ottobre, al primo dei due vertici europei destinati ad affrontare la crisi dell'euro, gli fu detto da Germania e Francia di presentarsi con un piano di riforma credibile in tempo per il prossimo vertice, tre giorni dopo. "L'Italia deve lavorare per salvare se stessa", dice un politico tedesco. Se l'Italia fallisce, l'euro muore con lei.
Proprio per questo motivo, i leader europei non hanno una grande influenza in Italia (in quanto il destino dell'Euro è legato a doppio filo con l'Italia stessa). Ma l'umiliazione ha avuto un certo effetto. In una conferenza stampa dopo il primo vertice, ad Angela Merkel e Nicolas Sarkozy è stato chiesto se sono stati rassicurati dalle promesse di Berlusconi. I due leader esitarono per un istante, poi Sarkozy ha rubato uno sguardo alla Merkel  facendo un sorrisetto. La sala scoppiò in una risata. Raramente un leader, membro co-fondatore dell'Unione europea, viene trattato in modo così sprezzante dai suoi pari. George Papandreou, primo ministro greco, è considerato più con pietà che con rabbia. José Luis Rodríguez Zapatero, primo ministro della Spagna, ha riconquistato il rispetto tardivamente spingendo riforme che gli costarono la leadership.

 Berlusconi ha una cerchia di amici che protestano con finta indignazione per il suo trattamento; sostenitori hanno organizzato una "risata-in" davanti all'ambasciata di Francia a Roma (la Germania è stata evitata con un comportamento di "cortesia").
Ma anche Berlusconi non sembra prendersi sul serio. Il primo ministro ritorna a Bruxelles con una lunga lettera di auto-giustificazione e promesse, la maggior parte di vecchi propositi ed alcuni nuovi. Ma anche le sue concessioni minori mettono in pericolo la sua coalizione. Berlusconi dà la colpa ad Umberto Bossi, leader della Lega Nord, per frenare la riforma delle pensioni. Umberto Bossi, a sua volta, accusa Draghi di cercare di spodestare il governo efare gli interessi europei anzichè italiani. La lettera della BCE, Bossi dice, era "una raffica contro Berlusconi". Il futuro dell'euro potrebbe quindi essere determinata dalle azioni di due italiani: Berlusconi, il buffone che può affossare il sistema Euro, e Draghi, il tecnocrate che potrebbe essere l'ultimo uomo in grado di salvarlo. La loro nuova relazione non può iniziare bene; Berlusconi ha interrotto le discussioni durante il vertice del 26 ottobre per raccontare in uno spettacolo televisivo italiano che l'euro è "una moneta senza una banca centrale alle spalle".

 Berlusconi è passato alla ribalta durante crollo del vecchio ordine politico in Italia dopo la caduta del muro di Berlino ed è rimasto indenne da una serie di indagini per corruzione conosciuta come -Mani Pulite-.
Ha lanciato il suo stesso partito, come un magnate dei media, sembrando fresco e dinamico. Casi giudiziari per presunte malefatte finanziarie possono essere considerate un irritante, ma, in un paese con diffuse frodi e l'evasione fiscale, quasi fatale.
Almeno, molti pensavano, Berlusconi potrebbe portare forza imprenditoriale al governo, i suoi commenti volgari sulle donne sono stati giustificati da una parte dei cittadini come "l' essere un maschio italiano".

 Mettiamo comunque da parte, per un momento, le accuse squallide di bunga-bunga party.
Il più grande difetto di Berlusconi è stato la sua incapacità di riformare l'economia italiana nonostante avesse a disposizione una larga maggioranza per attuarla. Alcuni lo vedevano come una nuova Margaret Thatcher, ma il suo liberalismo economico era poco profondo, lui perpetuato il vecchio clientelismo, senza i vecchi partiti. È vero, ha beneficiato di una opposizione debole. Ma nel tempo ex alleati, come la chiesa cattolica e dirigenti d'azienda, si sono rivolti contro di lui. 

Alcuni pezzi di eccellenza sopravvivono ancora in Italia, come imprese familiari nel nord del paese. Nella vita pubblica, la Banca d'Italia è l'ultimo rifugio di professionalità. È come se i politici italiani abbiano compreso che, per quanto abbiano amministrato male lo Stato, alla banca centrale deve essere consentito di fare il suo lavoro. Non è certo senza macchia (un ex-governatore ha lanciato un appello contro una sentenza di carcere), ma ha prodotto una élite tecnocratica di sorta. Ha lasciato in eredità presidenti e primi ministri (Carlo Azeglio Ciampi, un ex-governatore) quando vi era la necessità di figure neutrali e di rispetto.
 Draghi non è cresciuto solo in questa realtà: ha prestato servizio nel ministero delle finanze, e anche trascorso del tempo nel settore privato (a Goldman Sachs). Eppure, come governatore della Banca d'Italia uscente, egli ha assunto la sua aura di competenza e indipendenza. Egli presiederà la BCE in un momento di pericolo. Jean-Claude Trichet ha inciso col suo mandato mediante l'acquisto delle obbligazioni di Stati in difficoltà della zona euro. Lo ha fatto a malincuore, esortando i governi a prendere in consegna il "favore". Ma le finanze dei paesi sono a corto di soldi, e non possono più permettersi di sborsare degli Euro per proteggere i grandi paesi in difficoltà come l'Italia. Se il contenimento dell'incendio finanziario non riuscisse (a opera dei singoli Stati) , solo la BCE fonte illimitata di liquidità può spegnere le fiamme. Draghi avrà il coraggio di usare tali mezzi contro i desideri del suo principale azionista, la Germania?

Povera Italia

 Nessuno vuole mettere alla prova i buoni intenti. Sarebbe stato d'aiuto se l'Italia fosse stata meno infiammabile. Eppure l'Italia è ostinatamente resistente alle riforme. La generazione politica indolente  portata avanti da Berlusconi potrebbe essere finalmente al capolinea, ma non c'è una evidente sostituzione con validi personaggi, all'orizzonte. Un'idea è quella di ricorrere, come in passato, ad un governo tecnocratico e di implementare le riforme auspicate dalla UE, con il sostegno di tutti i credo politici.

Quindi dopo150 anni che l'Italia si è liberata dal dominio straniero e ha ritrovato l'indipendenza, ora il paese ha nuovamente bisogno del vincolo esterno per essere credibile. Per un certo tempo il ruolo è stato giocato dagli americani e in Europa. Ora il vincolo ha un nome italiano, Draghi. Se l'obbiettivo è far sopravvivere l'euro, il nuovo capo della BCE dovrà salvare il suo paese non solo dai mercati, ma anche dai suoi politici.

tratto da l' "Economist"    http://www.economist.com/

(traduzione con google e ritocco: Paolo Sterzi)

Con tutto rispetto, l'Economist omette di informare che la Francia detiene più di 500 miliardi di Euro in titoli di Stato (e crediti generici) Italiani (i quali sembrerebbero divenire -spazzatura-, se non si attuano le riforme di controllo economico al più presto); lo spauracchio che l'Italia venga dichiarata in default (fallimento) porta L'UE a muoversi coi guanti di velluto per scongiurare multipli default a catena di debitori e creditori (che non potranno più esigere alcun che). Il problema è che la Grecia è sotto una cura da cavallo per non farla decedere e non esistono disponibilità finanziarie per scongiurare il pericolo anche in Italia (la quale, a quanto sembra, viene caldamente invitata ad "arrangiarsi e curarsi" in qualche modo da sola).
Dobbiamo comprendere che il problema è squisitamente economico in una danza di crediti/debiti creatosi con la moneta unica. L'Euro, di per sè, non ha questa grande importanza e non rende questi benefici alla popolazione europea, bensì alle banche e ai giochetti della finanza...


Comunque sia, staremo a vedere..



That's all folks!                     Paolo Sterzi




lunedì 3 ottobre 2011

L'Italia dei debiti, dell'inflazione e del precariato









Leggendo articoli finanziari sul web mi rendo conto che tante persone non capirebbero nulla in quanto a digiuno di meccanismi finanziari. 
Provo fare della "propedeutica" per fornire nozioni su tali meccanismi ed essere in grado di leggere questi articoli, se lo vorrete, in modo più consapevole.

Si sente spesso in tv che l'inflazione sembri il flagello più grande per ogni nazione e che questa inevitabilmente faccia variare i tassi di interesse (i tassi di interesse sono i tassi che ci applicano le banche per i mutui e per i prestiti). Quindi che centra l'inflazione con gli interessi?

Premessa: l'inflazione è l'aumento dei prezzi. In un' economia sana, che gira, che produce creando ricchezza e quindi maggiore disponibilità di danaro si ha più fiducia e voglia di spendere: le leggi del mercato dicono che se si spende più facilmente per un -bene- la richiesta di tale bene aumenta e quindi aumentano anche i prezzi. 
Quindi se un' auto costa 100 e piace, verrà richiesta in modo massiccio e il suo prezzo aumenterà per esempio a 110. l'inflazione è del 10%, cioè noi dovremo sborsare il 10% in più per quel bene.
Questo vale per ogni bene o servizio acquistabile. Negli anni 60, 70, 80 in Italia, col boom economico questa richiesta di beni e servizi era forte: il lavoro non era un problema, i soldi bene o male giravano e il meccanismo descritto inevitabilmente si avverava (con inflazioni che giravano sul 5-10% annui; le persone di mezza età lo ricorderanno). Ogni paese aveva le sue inflazioni a seconda dello stato delle economie, con la sua moneta.
Un metodo che si adottò per arginare, in Italia, questo aumento di prezzi incontrollato fu l'abbattimento della cosidetta -scala mobile- la quale aumentava annualmente i salari seguendo l'inflazione e innescando un circolo virtuoso da cui non se ne usciva fuori. Togliendo questo aumento salariale, la disponibilità di danaro andava a mancare quindi i prezzi non potevano salire più di tanto per la minor disponibilità di denaro. Chi ha nozioni basilari di economia sà che questo è il punto di incontro tra domanda e offerta per definire il prezzo.

Esiste poi l'inflazione da aumento delle materie prime: i beni, i servizi costano di più non per la loro aumentata richiesta sul mercato ma per un oggettivo rialzo dei prezzi delle materie prime (dovute alla scarsità o alla richiesta mondiale in crescita) che obbligano ad aumentare i prezzi finali del prodotto. Questo tipo di inflazione è la più insidiosa, perchè non dipende da un economia sana ma da fattori esterni (l'aumento delle materie prime appunto) a tutto svantaggio e danno per il consumatore. 

Con l'avvento dell' Euro ci si trova con paesi uniti monetariamente ma disomogenei dal punto di vista dell'economia e della disponibiltà di materie prime. L'Euro in sostanza ha pure  la funzione di volano dell'economia Europea, proteggendo i singoli Stati da variazioni come sopra descritte. Con un'unica moneta infatti si pensò che le turbolenze inflazionistiche dovute ad una sana economia o ai rialzi dei prezzi delle materie prime fossero più calmierate e meno sentite: come dire meglio viaggiare tutti assieme in mezzo ad un mare in tempesta su una barca di 200 mt che ogni paese con la propria barca di 10 mt.
Ragionamento tutto sommato di buon senso. Specie per economie che hanno inflazione grazie ad un economia sana. I guai arrivano però da aumenti delle materie prime. Con sistemi di produzione del PIL diversi in ogni paese (cioè tassazioni, tutele lavorative, sistemi del welfare estremamente variabili da paese a paese) questi aumenti delle materie prime (ferro, acciaio, petrolio, gas, legname etc) hanno colpito, chi più chi meno, i vari Stati tenendo conto che alcuni di questi sono riusciti a parare il colpo grazie a produzioni interne (la Francia ad esempio con l'energia elettrica, la Svezia e norvegia con sistemi avanzati di risparmi energetici e legname in abbondanza, la Germania con produzioni acciaiose e di carbone).
Da dove derivano questi aumenti delle materie prime? Dalla crescita esponenziale dei paesi asiatici (Cina e India) o sud americani (Brasile) che stanno acquistando in forte quantità tutti le materie prime disponibili e future potenziali (la Cina ha acquistato persino diritti futuri di estrazione di petrolio in Africa).
Quindi con un innalzamento dei prezzi delle materie prime ci si trova ad avere un inflazione non dovuta al benessere cittadino bensì a ragioni sopra descritte.
Cosa attualmente stà facendo l'UE (o meglio la BCE) per ovviare a questo inconveniente?
 Alza i tassi di interesse (nota: li ha abbassati dopo che ho scritto questo articolo per dare ossigeno) per cercare di calmierare i prezzi, quando l'economia lo permette (cioè sopravvive con limitate crescite del PIL) come se l'inflazione fosse dovuta ad un benessere diffuso in modo di avere drenaggio di soldi per se stessa (interessi in più) e dare meno possibilità ai cittadini di spendere e calmierare così l'inflazione dovuta però a questi aumenti di materie prime. Se ne "frega" delle ragioni reali dell'inflazione (dovuta all'aumento delle materie prime) avendo il fine ultimo di tenere sotto controllo l'aumento dei prezzi e creando danni incalcolabili all'economia: infattici l'aumento dei prezzi è dovuto per le materie prime, aggravati dai maggior tassi di interesse imposti. Faccio un esempio: sale il prezzo del petrolio, del legno e dei mattoni così un'abitazione anzichè costare 100 ha un prezzo di 120. La BCE per abbassare questo aumento di prezzi (dovuto alle materie prime) aumenta il costo dei mutui cosicchè invece di costarmi 100 mi costa 100+10 di interessi in più +20= 130. Se prima potevano permettersi 10 persone questa casa a 100, ora saranno 6 che potranno permettersela a 130. Minor vendite significa che l'impresario edile pur di vendere scenderà col prezzo a 120, limitando l'inflazione ma con duri colpi all'economia (meno muratori che lavorano e meno benessere per chi vuole cambiar casa..).
Nonostante queste politiche scellerate, comunque l'aumento dei prezzi delle materie prime non permetterà più di tanto la discesa dei prezzi in quanto il guadagno si assottiglierebbe o addirittura si annullerebbe, creando un disastro economico: questo stà accadendo ora specie in Italia, dove la disponibilità di materie prime è scarsissimo (importiamo tutto) e quindi il paracadute per salvare l'economia nazionale non esiste.
Che succede quindi? 
Problemi per i singoli cittadini che si vedono assottigliare il loro denaro disponibile (dopo dirò il perchè), aumentare i prezzi e il costo del denaro (mutui) per acquistare tali beni apprezzati. Il tutto senza una loro oggettiva colpa.
Si creano problemi pure per il sistema economico e produttivo nazionale:  lo Stato e le industrie italiane incentivano il lavoro precario presentandolo come un' opportunità flessibile ma che in realtà permette solo alle aziende di scaricare i maggior costi delle materie prime sui lavoratori assottigliandone di fatto i compensi attuali e futuri (pensioni).
Guarda caso il precariato è salito alla ribalta ed è stato presentato come una grande innovazione subito dopo l'entrata dell'Euro. Con la lira non esisteva.
In effetti è stupido non permettere ai cittadini quel benessere che aiuterebbe a far ripartire l'economia: nonostante tutto non si riesce ad attuare una politica di "garanzia" per il futuro perchè troppo oneroso per il sistema produttivo il quale dovrebbe alzare i prezzi in modo significativo con problematiche di esportazione e concorrenza internazionale.
Voi vi chiederete "e come fanno negli altri Stati?".
Gli altri Stati, come la Francia, ha un avanzato sistema di incentivazione alla famiglia perchè è la famiglia che mette in moto l'economia: se una coppia ha dei figli, questa spenderà i soldi (che le rimangono in tasca per gli sgravi fiscali) per i figli e muove un settore dell'economia: con famiglie numerose si riesce a muovere pure l'edilizia: i figli saranno a loro volta consumatori e via dicendo. Anche in Germania si pone particolare attenzione alla maternità in generale.
Non parliamo dell'estremo Nord Europa, all'avanguardia in queste problematiche.
Solo in Italia (e forse pure in altri paesi mediterranei) si pensa che una coppia di lavoratori precari possa essere lo stesso felice nonostante nn possa acquistare casa e/o fare figli.
Incredibilmente si è pensato che tutti dovessero, nonostante tutto, essere ottimisti e spendere e spandere (quel poco che si ha) in allegria quasi alcolica perenne quasi recitando il famoso verso poetico "del doman non c'è certezza" con buona pace per tutti.
La tutela principale, qui in Italia,  sembra sia  stata la competitività verso l'estero; l'economia d'altronde si è strutturata su questa linea fin dal dopo-guerra.
Cocciutamente e in modo miope si è voluto stravolgere il delicato tessuto sociale che si era creato fin dal dopo-guerra (portandoci a potenza mondiale) senza tenere conto della nuova realtà monetaria e dei suoi vincoli. Siamo come una farfalla che non riesce a uscire dal bozzolo e corre il pericolo di essere mangiata da altri insetti.
Con l'avvento dell'Euro questa competitività, con il l'equilibrio socio-economico nostro interno, non è stata più possibile (con la lira si usava l'inflazione con le monete estere, non esistendo pure un sistema economico globale, la free-economy).
Quindi per l'Italia del III° millennio le due vie dove poter puntare per sopravvivere sono state:
1) aumento dei prezzi giustificato dall'aumento di qualità per l'estero, preservando il benessere interno.
2) prezzi competitivi togliendo soldi ai cittadini italiani (cioè pagandoli di meno).

Si è scelta la seconda strada in modo scellerato senza pensare che l'economia potesse basarsi pure sul benessere dei cittadini e sul loro potere di spesa interno.
Si è impoverita un intera classe medio-bassa a scapito di pochi i quali sono riusciti a stare sul mercato, per una decina d'anni a questa parte, grazie ai sacrifici di tanti altri (e recentemente, alcuni di questi pochi,  prendono su i loro stracci e se ne vanno a produrre all'estero).
Ora ci troviamo in un paese dove il volano economico si sta fermando perchè i consumi interni si sono azzerati e questi pochi politici, imprenditori e magnati della finanza (il 10% degli italiani ha in mano il 50% della ricchezza totale) si stanno rendendo conto, troppo tardi, che non esiste solo il mercato estero ma pure quello interno attualmente devastato da un' idea di poter fare girare la ruota economica con persone senza futuro ma spendaccione e con aiuti tipo il "credito al consumo". Come dire, loro abitano in una lussuosa villa con piscina, stanno bene ma si accorgono pure che fuori di casa cè povertà, delinquenza, degrado a tal punto che non è un bel vivere, in questo quartiere, nemmeno per loro, protetti nelle lussuose ville. 

Se si vietasse per legge il precariato, si abbassassero le tasse per i ceti medio-bassi, inasprissero per quelli alti e si approvassero pene severissime contro l'evasione abbassando la tassazione ma obbligando tutti ad adempirla, fottendosene dei vincoli temporali e ridicoli Europei, probabilmente nel medio-lungo termine l'economia riprenderebbe per tutti senza problemi di inflazione.
Ci vorrebbero solo due qualità umane: onestà intellettuale e giustizia sociale, al di là delle ideologie politiche o di previsioni di voto.
Attualmente, haimè, si pensa a preservare ancora e solo l'economia di pochi, raccontando le favolette ai tanti e cercando di farli pure sentire orgogliosi e uniti nel loro sacrificio patriotico di salvare l'Italia dal fallimento.. 

"Meglio ingozzarsi ancora nelle nostre ville mentre fuori, nel quartiere, rimanga pure per un altro pò la desolazione, finchè non ci lanciano delle molotov, al limite poi vedremo..." 

That's all folks!                                Paolo Sterzi 



debito pubblico: